COLONY OPEN AIR - Report 22/07/2017

Festival metal partito con le migliori intenzioni, ma collassato su sè stesso per inettitudine organizzativa e grossi errori, che vedremo dopo, ma andiamo con calma. Il cosidetto Palabrescia, è una struttura immersa nel verde, bella, ma più adatta a eventi polisportivi o spettacoli teatrali o pop; difatti la mattina si parte con lo scorno nell’apprendere che alle 23.00 di venerdì (chissà come mai) l’evento che doveva vertere su due palchi, ne ospiterà uno soltanto e soprattutto non esiste nessun evento open air! Si avete capito bene, tutto quello che era prospettato sulla famosa piantina del sito, era quantomeno “creativo”; perché l’evento si è svolto all’interno di una struttura al chiuso; un teatro provvisto di poltroncine la quale maggior attrattiva sono comici televisivi e spettacoli di musica pop musical…e siamo solo all’inizio! Iniziamo a entrare dopo ben 35 minuti d’attesa sotto il sole e prendo contatto con la struttura dotata di un tendone ristorane che al momento stavano allestendo le casse per il servizio ristorazione e beveraggio, ci potrebbe stare, ma quantomeno dato che ho girato eventi europei, questi particolari li noto, perché lì sarebbe stato tutto pronto, ma si può soprassedere, i prezzi vertono da 4 euro per una bibita, ai 5 per una media artigianale e 1 euro per l’acqua in aggiunta alla cauzione di due euro per il bicchiere griffato del festival, tutto sommato un prezzo che ci potrebbe stare.

Quello che fa arrabbiare viene dopo, si entra a quasi l’una pomeridiana, e dopo aver mangiato non si può portare birra all’interno del teatro ove si svolgerà l’evento senza nessuna spiegazione, c’è un cartello all’esterno delle porte di sicurezza che vieta l’entrata di alcolici, motivo? Non si sa… Cominciamo a dire che i gruppi nostrano chiamati a aprire l’evento, Skanners e In.si.dia, hanno messo l’anima nonostante un setlist ridotto e la poca presenza di pubblico, spiace dirlo ma è così, perché il grosso verrà al pomeriggio e non riempirà la struttura a causa anche della temperatura interna troppo soffocante; i suoni sono impastati, troppo riverbero che impedisce di sentire con chiarezza gli strumenti; questo problema sarà purtroppo presente per quasi tutte le formazioni escluse le principali. I britannici Hell, sono un gruppo heavy compatto, potente e teatrale, il singer David Bower è un istrione, che nel poco momento riservato, ha condotto la band incitando il pubblico, prestazione vocale di alto livello e band potente, canzoni enfatiche e teatrali che nonostante il caldo interno ha avuto una buona prestazione.

Gli olandesi Asphyx si sono dimostrati una macchina da guerra death metal, potente e furiosa che ha fatto felici tutti, Martin Van Drunen si è dimostrato persona affabile, spiritosa e cortese, dialogando con il pubblico, e i nostri hanno annichilito lo stage, bella prova. Esco e mi perdo i Loudness perché non ci si riesce a stare all’interno e cerco sollievo all’interno del tendone ristorante ma anche lì si soffre, perché fa un caldo infernale; gli Exciter è una band favolosa, grande presenza scenica, i canadesi sono un muro di suono, scaletta incentrata sui primi dischi, l’annuncio delle scatenatissime “Heavy metal maniac” e “Violence and force” ha scatenato un ovazione del pubblico, thrash metal di alta caratura. I Death Angel hanno ricevuto il trattamento peggiore; perché i nostri, si sono confermati la macchina da guerra thrash metal, incentrando la risicata scaletta su “The evil divide”, si stava carburando bene perché c’era alchimia tra i nostri e il pubblico, quando la scaletta viene tagliata vergognosamente e improvvisamente di due brani facendo arrabbiare non solo gli astanti, ma soprattutto scatenando la reazione stizzita dei musicisti, questo per un limite organizzativo perché si perde troppo tempo con il cambio palco e minerà il clima ancora di più e le prestazioni a venire. Gli americani Demolition Hammer si sono dimostrati un carro armato, furia death metal, compatto, che non fa prigionieri, non li avevo mai visti, ma l’affetto del pubblico venuti a sentirli si sente, e i nostri ripagano con una prestazione maiuscola nonostante i suoni e la fornace tremenda all’interno.

La seconda calata dei thrashers californiani Sacred Reich è di fuoco; un proiettile, thrash metal serrata che tra grandi classici come “Indipendent”, ”The american way”,”Ignorance”,la cover di “War pigs” dei Sabbath e una scatenata “Surf Nicaragua” che ha scatenato il pogo ha ripagato la resistenza; Phil Rind e compagnia si è dimostrata persona simpaticissima, ironica, dialoga volentieri col pubblico “provocandoli” giocosamente e, sorpresa; suoni nitidissimi e potenti, chiari. Esco perché non ce la faccio più e salto a piè pari i Wintersun,e ci si prepara per l’headliner ovvero i Kreator, unico gruppo che avrà il setlist completo. I nostri sono la solito panzer compatto, il batterista “Ventor” e una macchina ,le chitarre di Sami Yli-sirnio e di Mille Petrozza vanno come il vento e il basso di “Speesy” è potente tra brani tratti da “Enemy of god”,”Phantom anticrist”;la sempiterne “People of the lie” e “Phobia” e i brani del nuovo disco “Gods of violence” vengono intervallati dal buon Mille che dialoga col pubblico mostrando la sua contentezza di trovarsi nella sua seconda patria e provocando gli astanti e scatenando il pogo, chiusura come sempre dovuta ad una terremotante “Pleasure to kill”, ottimi su tutta la linea. Concludendo, un festival che mostra due facce: la prima, la prestazione maiuscola delle band in questa giornata che nonostante tutto, hanno dimostrato professionalità, cordialità e voglia di portare grande musica dura a chi è venuto a vederli; l’altro aspetto purtroppo, oltre le mancanze che hanno incolpevolmente compromesso il festival, una votazione negativa va all’organizzazione che purtroppo ha dato prova di poca qualità nei servizi e chiarezza organizzativa comprese alcune scelte assurde e opinabili, un plauso va alla sicurezza, persone gentilissime, cordiali e che nonostante il solleone hanno dato prova di grande efficienza e professionalità, un festival con poche luci e molte ombre. 

Matteo ”Thrasher80” Mapelli