CONVOY - Rip Tide

Autoprodotto
Gli svizzeri Convoy pubblicano questo album strumentale; si definiscono prog/metal; e per certi versi col prog hanno a che fare ma non preoccupatevi, perché non si ispirano alle formazioni classiche e soprattutto hanno un approccio tecnico ma anche moderno. Il trio formato da Andrea Tonni alle chitarre, Jurg Vosbeck al basso e Filip Wolfensberger alla batteria; come ho detto hanno un approccio moderno al prog e il power trio, senza orpelli ne tastiere li aiuta a rendere i brani più fluidi e meno di maniera; provate a sentire l’opener “Flight mh370,un mid tempo nervoso, fatto di riffing moderni compressi, solos non troppo lunghi ma ben fatti, un brano pulsante. “Caravan” sembra una cavalcata metal moderna; un tiro buono, fatto da chitarre compresse, arpeggi e basso vivo e pulsante, batteria che con colpi ben dosati da il giusto tiro con un rallentamento groovy sul finale. “Legs” come gambe, perché qui le gambe del batterista vanno che un piacere e non solo quelle, la formazione sforna un brano heavy, con partitura ad incastro di riff ,e qui si sente la vocazione prog dei nostri con controtempi di basso mentre la chitarra sciorina tecnica, melodia e distorsione. “Rush” è una corsa, un brano potente, riffing a percussione, un up tempo con ottime chitarre nei riff melodici e mai troppo cerebrali, la batteria varia il tempo per dare fluidità al brano, buona prova della chitarra in sede solista e ritmica.

“Rising” è un mid tempo ritmato, un andamento quasi “funk” per certi versi, sentite il basso, per poi procedere con riff spezzati, e dare il via alla chitarra di giocare con le note. “Truck driver” è un brano compresso, potente, un mid tempo dove i riff costruiscono un muro, ma con piglio rock, la batteria da tempi e controtempi in questo brano che dura solo 3 minuti e qualcosa ma fa sentire che i ragazzi hanno grinta da vendere. “Vampire romance” è il brano che vede l’estro dei nostri prendere piede con virtuosismi da parte di tutti e tre, brano che fa vedere e sentire le doti tecniche dei nostri, ma senza strafare, in questo mid tempo che spezza il ritmo come uno yo-yo; la melodia è sempre ben presente nell’impianto sonoro del trio. “Vipera” inizia con una sirena d’allarme, e una voce che freddamente ti dice di provare ancora e la band ci presenta il colpo di coda, un brano heavy/prog, riffing durissimi, batteria pesante come un bulldozer, un up tempo nervoso, e il basso che fa evoluzioni sonore, e soprattutto un bellissimo assolo breve ma ficcante, prima della coda finale di “requiem”. Un bel disco non c’è che dire, fatto di tecnica, voglia di far sentire le proprie doti, ma non per questo lasciare il passo all’autocelebrazione che annoia; anzi, un bel frullatone di heavy/prog salutare con gusto. 

Voto: 7,5/10 

Matteo ”Thrasher80”Mapelli