AA.VV. - The Cult Of Necrodeath

Black Tears
Questo è un tributo sacrosanto, un tributo ad una delle band più influenti del metal estremo italiano e non solo. Il perché è presto detto, questo disco è una dichiarazione di rispetto e passione verso i genovesi Necrodeath, una band che ha inciso a lettere infuocate e nere, nell’acciaio più nero, fin dalla sua fondazione; quando i nostri erano conosciuti come Ghostrider, e poi mutarono nome in quello che tutti noi appassionati conosciamo; hanno proseguito con coerenza stilistica e etica sulla strada del metal estremo, fin dai leggendari demo ed esordio datati 1985 e 1987 chiamati “The shining pentagram” e “Into the macabre”(che festeggia il trentennale proprio quest’anno). Questo disco vede le nuove leve del metal estremo, vecchi compagni e band internazionali, che confermano ancora di più la caratura pesante del gruppo genovese a livello underground, celebrare degnamente questi campioni nostrani. I Death mechanism che tributano loro attraverso la personale e devastante versione di un classico dei genovesi ”At the mountain of madness” e nel brano ci sono anche due special guest come Andy Panigada e AC Wild dei grandi Bulldozer.

L’inno “Mater tenebrarum” è celebrato degnamente dai blacksters Malignance; non perde un’oncia della malvagità originaria, i Killers Lodge brutalizzano a dovere “The creature; gli E-force del grande Eric Forrest(ex Voivod) danno impatto, aggressività thrash e il marchio maligno a “Master of morphine, con una prestazione old school thrash/death. I Fog rendono veramente devastante e tellurica, un brano già distruttivo di suo come “Red as blood”; sorpresa piacevolissima per la reinterpretazione di “At the roots of evil” diventata “A-e reixi do ma” in chiave acustica, e cantata in lingua genovese dalle Barche a torsio, un brano che è ancora più inquietante; i Cadalso avanzano con l’accelleratore con la loro versione di “Thanatoid”; che dire della bella versione di “Smell of blood” da parte dei prog deathsters Path of sorrows? I Septem rivestono di schegge di puro heavy metal un brano come “Process of violation”,mentre i compagni d’arme e amici Schizo, rendono ancora più violenta, tellurica e piena di furia devastatrice “Enter my subconscious” e ciliegina sulla torta ecco i Necrodeath stessi con il brano “Cult of shiva” con influenze orientali. Un disco da avere per due motivi; il primo è che si sente tutto l’amore e la passione vera che questi gruppi vogliono omaggiare verso queste colonne nostrane, il secondo è perché i Necrodeath sono e rimangono un monumento nel metal estremo, the cult is alive!

Voto: S.V.

Matteo Mapelli