MARK DEUTROM - The Value of Decay

Season Of Mist
Mark Deutrom è una persona che vive, sa, conosce e sente la musica, ma come lo si potrebbe definire? Perché il nostro è stato bassista nei grandi Melvins, è produttore e ha fondato la propria etichetta discografica e ha fatto debuttare per questa i grandi Neurosis, ed in più ha il proprio gruppo. E adesso arriva il suo album solista, il sesto, decisamente un uomo che ama quello che fa e lo fa con sapienza, amore e passione. Perché questo disco è un concentrato di amore per la musica, non si può definire lo stile, il nostro potrebbe essere un seguace per certi versi del buon Frank Zappa, che manipolava con ironia la musica a proprio piacimento e non si andrebbe tanto lontano. Come definireste voi una persona che nel primo brano “From the deepest well” sembra far scorrere su un giradischi un vecchio lp con archi e poi arriva un’orchestrazione profonda, alla quale fa da contrasto un tappeto acustico di chitarre epicheggiante, quasi morriconiano? Di seguito il brano “ Darksider” riff elettrici in distorsione e percussioni quasi free jazz.

“Dim candle” è un brano sabbathiano fino al midollo; riffoni iommiani, batteria lenta, calda, una colata lavica con un cantato settantiano; il brano prende quota con una cavalcata potente e soprattutto un solo di hammond e chitarre calde e potentissime. Il contrasto è il brano “Au printemps” una band che suona una sorta di marcia funebre con rumorismi vari, voci campionate e un basso in sottofondo, pura psichedelia. “Making a killing” anche questa è una colata hard anni 70,chitarroni doom con voce filtrata dall’eco e riffing liquidi che esplodono in una colata distorsiva e travolgente; la batteria è potente e lenta; anche qui il solos hard blues è perfetto e caldissimo. “Blood fairies” è rumorismo distorsivo riverberato; un tappeto di synth ambienti, una sorta di straniazione spaziale. “Curtains” è lenta, rilassata, una sorta di ballata bucolica/psych con chitarre distorte, riff minimali, voce pulita con cori femminili e batteria lenta, rilassata. E che dire delle cinque parti di “Love story”, una sorta di disco nel disco; dove sperimentazione, ironia, arte e calore e colore musicale danno ancora un senso alla parola musica. Questo disco è l’antidoto contro il pattume musicale che ci viene propinato ogni giorno dai soliti canali mainstream; perché qui il nostro è portatore di anticorpi sani contro il marketing “talentuoso” musicale; perché questa è grande musica, grazie Mark. 

Voto: 9/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli