NEGRITA - Desert Yacht Club

Mercury
La canzone italiana ha rischiato di perdere una parte davvero importante, parliamo della crisi attraversata da una band toscana che nel tempo ha saputo costruire album di successo senza mai rinunciare alla parte qualitativa ma soprattutto a quella sperimentale, I Negrita. Erano scomparsi da qualche tempo dalle scene, si è parlato anche di epilogo ma i tre storici componenti Pau, Drigo e Mac hanno cercato in ogni modo di ritrovarsi ma soprattutto di ritrovare la scintilla per un nuovo lavoro. Possiamo dire a gran voce che ci sono riusciti alla grande , il loro ritorno firmato “Desert Yacht Club” è quasi un concept album che analizza il tempo in tutte le sue sfaccettature. Ora più maturi parlano di album di svolta, nato da un viaggio in America, dove incantati dai paesaggi, hanno scritto i testi le musiche con strumenti noleggiati on the road, un nuovo processo compositivo per la band che dona lustro al lavoro. Questo nuovo modo di scrivere e comporre, ha preso il titolo dall’oasi di Alessandro Giuliano, di Joshua Tree dove sono stati ospitati per qualche tempo. Il loro decimo disco ha vari generi dal country, al roots sino al funky e al reggae , nella loro nuova maturità non hanno più paura delle contaminazioni, tanto che il lavoro scorre accompagnato anche dall’uso dell’elettronica. Guardano al passato, ma con uno sguardo nuovo verso il futuro e la capacità di fare tesoro delle proprie esperienze che hanno creato in loro una certa consapevolezza scrollandosi di dosso le insicurezze inutili.

L’album si apre con una canzone che fa da manifesto all’intero lavoro “Siamo ancora qua”, con l’energia che da sempre li contraddistingue e la grande voglia di svoltare si definiscono “campioni di rischio”, è un inno alle loro grandi abilità di rimanere in scena nonostante tutto. “No problem” ha un approccio piuttosto maturo, un testo importante, ‘solo il tempo rivelerà chi siamo, recitano’. Sulla stessa scia viaggia “Scritto sulla pelle”, le ferite che ci portiamo addosso tutto ciò che ci ha insegnato il tempo, si fa ascoltare questo brano con un approccio soft, utilizzo dell’elettronica soprattutto sul finale. Una vena triste pervade il platter con i rimpianti di “Non torneranno più”, mentre parentesi sentimentale si mostra “Voglio stare bene”, intramontabile il calore travolgente della voce di Pau. Il pezzo più bello e significativo resta “La rivoluzione è avere 20 anni”, con tutta la loro esperienza guardano coloro che si affacciano con paura ad un futuro incerto, descrivono la nostra epoca come strana dove tutto appare a portata di mano ma in realtà qui è facile perdere tutto compreso se stessi, ripetono a gran voce e più volte “Be the change you wanna see in the world“. Descrivono i mille volti di una città difficile con “Milano stanotte” e ancora spazio all’amore e alla dolcezza con “Ho scelto te”. Parentesi a sé fa “Adios Paranoia” che cerca di catapultarci nelle atmosfere del Messico, ripercorrendo una delle tappe più importanti del viaggio oltreoceano . L’album si chiude con una nota riflessiva in “Aspettando l’alba”. Volevano la svolta è così è stato, una strada nuova, suoni nuovi e testi belli. Bentornati Negrita del nostro cuore!

Voto: 8.5/10 

Angelica Grippa